Una piccola differenza …

Nel 2016, Hillary Clinton vinse il voto popolare di circa 3 milioni di voti, perse il collegio elettorale 304 a 227 (perdendo i tre stati del Midwest per poche migliaia di voti). Chiese il riconteggio e già il 9 novembre “concesse” la vittoria a Trump. L’amministrazione Obama organizzò la transizione con lo staff di Trump. Obama si congratulò e partecipò all’insediamento di Trump il gennaio successivo.

Nel 2024, Kamala Harris perderà il voto popolare di un paio di milioni di voti (mancano ora molti voti dell’ovest) e il collegio elettorale più o meno come Clinton nel 2016. Ha “concesso” la vittoria (e fatto un ottimo discorso). Il Presidente Biden ha telefonato a Trump per congratularsi e iniziato a organizzare la pacifica transizione dei poteri

Nel 2020, Donald Trump ha perso il collegio elettorale 306 a 232 (più o meno come Harris e Clinton) e il voto popolare di 7 milioni di voti. Come Clinton nel 2016, ha perso per poche migliaia di voti in alcuni swing states (Georgia e Wisconsin). Ha legittimamente chiesto un riconteggio. Si è proclamato vincitore. Ha avviato cause legali. Ha sostenuto che ci fossero stati brogli massicci. Ha esercitato pressioni sulle autorità statali competenti, arrivando a chiedere che gli fossero “trovati” i voti mancanti. Ha chiesto al vicepresidente Pence di validare delegazioni di grandi elettori alternative a quelle prodotte dal voto. Ha aizzato una protesta culminata nel assalto al Congresso del 6 gennaio. Non ha mai “concesso” la vittoria, anzi sostiene ancor oggi di essere il vincitore (nonostante gli esiti di lunghi riconteggi, alcuni promossi e finanziati dal partito repubblicano) e continua a presentare gli assalitori del 6 gennaio come dei martiri (a breve arriverà la grazia presidenziale per quelli condannati). Non era presente all’insediamento di Biden.

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Di Mario Del Pero

Professore di Storia Internazionale e di Storia degli Stati Uniti all'Institut d'études politiques - SciencesPo di Parigi

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