“Gradimento a picco”, scrive il Corriere (https://www.corriere.it/esteri/21_agosto_18/afghanistan-picco-gradimento-biden-pentagono-007-caccia-colpevoli-266864ca-0063-11ec-8344-5725a069e6ae.shtml), sottolineando come il tasso di approvazione dell’operato di Biden sia sceso sotto il 50%, il livello più basso dalla data del suo insediamento e ipotizzando che il caos afghano abbia giocato un ruolo cruciale in questo calo della popolarità, ma affermando anche come “sia forse è inevitabile che Biden si assesti intorno al 40-45% come i suoi due predecessori”.
In realtà, il tasso di approvazione di Obama non “si assestò” mai tra il 40 e il 45% e la sua media fu di circa il 48% (https://news.gallup.com/poll/116479/barack-obama-presidential-job-approval.aspx); quella di Trump, chiusa dentro il range 49 – 34, fu del 41%. Ma il dato più interessante, che si può leggere come si vuole – e che per quanto mi riguarda dovrebbe rappresentare il vero e preoccupante campanello d’allarme per i democratici – è che i primi sondaggi sembrano indicare in realtà una risposta molto positiva dell’opinione pubblica al discorso di Biden (per due esempi: https://www.cbsnews.com/news/cbs-news-poll-most-viewers-approve-of-bidens-speech/ e https://edition.cnn.com/2021/04/28/politics/cnn-poll-biden-speech-to-congress/index.html). E d’altronde solo poche settimane fa, una maggioranza assai larga e bipartisan – 70 a 29, con addirittura il 56% dei repubblicani – dichiarava di sostenere la decisione di ritirarsi dall’Afghanistan (https://www.thechicagocouncil.org/commentary-and-analysis/blogs/us-public-supports-withdrawal-afghanistan).