Apro un WeTransfer per scaricare dei documenti e incrocio la pubblicità di UberGreen che annuncia il piano di avere, entro il 2024, il 50% di auto elettriche e nessuna autovettura diesel. Uber Green si chiama. Lo stesso Uber che si è scontrato con diverse città per il suo rifiuto di sottostare ai regolamenti municipali (tra i quali, ad Austin ad esempio, quello di fare dei controlli sui suoi conducenti analoghi a quelli delle altre compagnie di taxi operanti nella città); lo stesso Uber che con un finto car sharing si è inventato un business capace di aggirare regole e vincoli; lo stesso Uber che rifiuta pervicacemente di considerare i suoi conducenti come dipendenti (e non independent contractors) per evitare di garantire loro le tutele e i diritti garantiti dalla legge (cosa sulla quale si concentrava un importante referendum in California un anno fa); lo stesso Uber sanzionato più volte per aver ingannato i suoi “independent contractors” con promesse irrealistiche di guadagno; lo stesso Uber che …. ecc ecc ecc (si veda alla voce “Uber controversies” o “scandals”)
Ecco, fintanto che non rimetteremo in asse le due dimensioni – quella ambientale e quella sociale – legandole su un comune denominatore basilare di diritti – dei lavoratori, dei cittadini, dei consumatori – non ne usciremo davvero mai ovvero ci ritroveremo con Uber Green, tassisti alla fame, e consumatori in balia di questa scombiccherato mix di vecchi monopoli e nuova iper-deregolamentata gig economy