Ci sono tante valide ragioni per essere severi con Joe Manchin, dai suoi patenti conflitti d’interesse (https://www.washingtonpost.com/politics/2021/12/13/manchin-blind-trust-enersystems-stock-climate-change/ ) al suo conservatorismo fiscale a targhe alterne, che si attiva per gli assegni (molto modesti) di maternità/paternità o di malattia, ma non agli “helicopter money” superflui elargiti con largesse e a stimulus eccessivi e fortemente inflattivi (https://www.piie.com/blogs/realtime-economic-issues-watch/defense-concerns-over-19-trillion-relief-plan ), al suo furbo neandertalismo sui temi dell’ambiente e del cambiamento climatico (https://www.vox.com/2021/10/16/22729648/manchin-climate-change-reconciliation-clean-electricity-program).
E però si fa sommessamente notare che è pur sempre il senatore di uno Stato dove i “bianchi” sono il 93.5% della popolazione (https://www.census.gov/quickfacts/WV), che ha il più basso reddito pro-capite di tutta l’Unione (https://fred.stlouisfed.org/release/tables?rid=110&eid=257197), dove questa combinazione nel 2020 si è tradotta elettoralmente in una vittoria di Trump con uno scarto di 40 punti e della senatrice repubblicana Shelley Capito di 43 punti. Dove tutti i membri del Congresso, a parte Manchin, sono repubblicani. Dove i repubblicani hanno maggioranze schiaccianti nella Camera e nel Senato Statali. Dove lo stesso Manchin, che nel 2012 aveva vinto con quasi 25 punti di scarti, nel 2018 (mid-term peraltro eccellente per i democratici) vide quel margine ridursi a 3 punti.