Lo ripete da anni a ogni pie sospinto “basta con il populismo, cialtrone”; “una cialtroneria che questo paese non può più permettersi”; “servono serietà, competenza e coerenza”. Unito sempre ai riferimenti all’importanza di preservare o, se necessario, ristabilire la “credibilità internazionale dell’Italia”, con una politica “i cui cardini” debbono essere “europeismo e atlantismo”.
Poche cose nuocciono però di più a questa credibilità degli europarlamentari che non fanno il loro lavoro; poche cose rendono un politico meno serio (e credibile) che chiedere il voto per una funzione che non si ha la voglia (e magari la capacità) di svolgere. Eletto (con il PD che poi ha abbandonato) al Parlamento Europeo nel 2019, Carlo Calenda ha fatto davvero molto poco a Bruxelles/Strasburgo. Tra le principali attività parlamentari ha al suo attivo sei contributi ai dibattiti plenari (l’ultimo dei quali del 18 maggio 2021) e la presentazione come rapporteur di un relazione – sulla nuova strategia industriale in Europa – dell’ottobre 2020. Poco, pochissimo. Infinitamente meno di chi quel compito lo svolge appunto con serietà (per una facile comparazione con altri/e eurodeputati/e si veda: https://www.europarl.europa.eu/meps/en/full-list/all). E praticamente nulla da un anno e mezzo a questa parte. E d’altronde, se scrivi due libri, ti candidi a tutto (ora pure premier) e sei impegnato in una incessante promozione del culto di te stesso, è difficile trovare il tempo per fare l’europarlamentare, per quanto il Covid venga in tuo aiuto e ti consenta a lungo di partecipare a Commissioni e Plenaria da remoto, evitando la fatica del pendolarismo settimanale.
Serietà, competenza e, appunto, europeismo vorrebbero che tu ti facessi da parte. O, quantomeno, il pudore di non brandirle contro avversari politici ai quali, con il tuo comportamento, non sei davvero nelle condizioni di dare lezioni. Di serietà; di competenza; e di europeismo