Perché Biden è così impopolare?

I sondaggi che misurano il tasso di consenso dell’operato di Joe Biden hanno raggiunto i loro minimi storici, simili ormai a quelli che ebbe Trump durante i suoi anni alla Casa Bianca. Una impopolarità, quella di Biden, che non si limita agli elettori repubblicani, ma coinvolge anche una significativa percentuale di democratici che, stando alle rilevazioni, non sono favorevoli a una sua ricandidatura nel 2024.

Come si spiega questa impopolarità del Presidente statunitense? E cosa ci dice della situazione politica statunitense? Quattro sono le risposte possibili.

La prima rimanda a una condizione ormai quasi strutturale della democrazia statunitense: una polarizzazione in virtù della quale, a prescindere dai contenuti politici dell’azione di governo, una parte del paese, misurabile attorno al 45/50%, esprime una ostilità totale e permanente verso il partito avverso e chi lo rappresenta. Svariati sondaggi, ultimi in ordine di tempo quelli sulla guerra Ucraina, mostrano una discrepanza profonda tra l’ampio apprezzamento per determinate scelte politiche – il trasferimento d’armi, le sanzioni economiche, l’azione diplomatica – e il ricomporsi di un quadro polarizzato non appena quelle politiche sono associate a un nome, quello cioè di Biden.

La seconda spiegazione si lega invece allo specifico del partito democratico e del suo elettorato. Partito ed elettorato in teoria maggioritari nel paese, ma assai più eterogenei (e divisi) della coesa controparte repubblicana. Attraversati da fratture ideologiche e politiche consolidate, i democratici non si schierano così compatti con il loro Presidente come invece fecero i repubblicani con Trump. Laddove quest’ultimo – a dispetto della sua impopolarità nel paese – non scese mai sotto il 90% di approvazione nell’elettorato repubblicano, Biden si colloca oggi attorno al 70% tra i democratici e risulta in generale meno apprezzato della delegazione congressuale del suo stesso partito. Una bassa popolarità, quella di Biden tra i democratici, che si manifesta in particolare in alcuni segmenti dell’elettorato, quello under-30 su tutti (secondo un recente sondaggio del New York Times, più del 90% dei giovani democratici non vuole che Biden si ricandidi nel 2024).

E questo ci porta alla terza risposta. Che ha ovviamente a che fare con le politiche di questa amministrazione: con ciò che essa ha fatto e, soprattutto, non ha fatto. I grandi progetti iniziali di promuovere un ambizioso programma progressista – un nuovo New Deal, nella retorica utilizzata – hanno sortito risultati importanti, ma si sono poi progressivamente infranti sugli scogli di maggioranze congressuali precarie, dell’ostruzionismo repubblicano e dell’azione delle Corti, quella Suprema su tutti. Le mediazioni, i compromessi e l’inevitabile lentezza dell’azione di governo hanno irritato e finanche alienato pezzi di elettorato democratico, soprattutto a sinistra. Il contesto economico difficile e la fiammata inflazionistica hanno a loro volta alimentato la sfiducia dei consumatori statunitensi, in un quadro contraddittorio e volatile, dove la bassissima disoccupazione (3.5%) e l’aumento delle retribuzioni s’intreccia con due trimestri consecutivi di crescita negativa che potrebbero preludere a una recessione.

Vi è infine un quarto e ultimo fattore. Meno discusso ma forse più importante di tanti altri. Ed è quello anagrafico. Il novembre prossimo, Biden compirà 80 anni. È di gran lunga la persona più anziana mai eletta alla Presidenza (il secondo in classifica, con i suoi 70 anni nel 2016, è Donald Trump). Sono 80 anni che si vedono tutti in un uomo politico che pare essere invecchiato in modo drastico e accelerato: nelle sue gaffe frequenti, nella sua fatica visibile, in conferenze stampa dove il tempo lasciato all’interazione con i giornalisti è limitato ormai allo stretto indispensabile e il Presidente è quasi sempre in grande difficoltà. Un dato che gli avversari cavalcano, ovviamente, e che gli elettori democratici guardano con grandissima preoccupazione, nella consapevolezza che – a prescindere dai risultati ottenuti – Biden è oggi forse la principale ragione della debolezza del loro partito.

Il Giornale di Brescia, 31 gennaio 2022

Di Mario Del Pero

Professore di Storia Internazionale e di Storia degli Stati Uniti all'Institut d'études politiques - SciencesPo di Parigi

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