Saranno probabilmente gli storici del futuro a capire, documenti alla mano, cosa abbia indotto la Cina a mandare un dirigibile spia sopra i cieli americani in un momento tanto delicato e importante per le relazioni tra i due paesi. Tutte le ipotesi sono sul tavolo: che la Cina volesse testare la fermezza della controparte; che si tratti di un atto primariamente simbolico, finalizzato a mostrare la capacità cinese di utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per raccogliere informazioni sensibili sugli Usa; che esso riveli divisioni dentro i centri di potere cinesi, in particolare quelli militari; che, infine, a monte vi sia una goffaggine che ha portato a mal gestire una forma peraltro comune di raccolta d’informazioni (ipotesi, quest’ultima, tutt’altro che peregrina, come sa bene chi in archivio ci va spesso e conosce quanto erratiche, accidentali e incoerenti possano essere certe iniziative).
Sia come sia, le conseguenze di quanto accaduto sopra i cieli statunitensi sono significative e molto ci dicono del contesto internazionale corrente e dei rapporti tra Cina e Usa. Rapporti, questi ultimi, che sembravano potersi avviare verso una timida distensione dopo i picchi di tensione degli ultimi anni. E che vengono ovviamente danneggiati da quanto accaduto. Diversamente da quanto avrebbe probabilmente fatto un anno fa, Pechino sceglie il basso profilo e ribadisce il suo impegno a rispettare il diritto internazionale e a contribuire alla stabilità mondiale. Per il momento non vi sono stati i toni accesi e grossolanamente aggressivi che in tempi recenti hanno spesso contraddistinto la retorica della diplomazia cinese. E ciò appare coerente con la virata cauta assunta negli ultimi mesi da Pechino, anche rispetto all’interlocuzione con Washington. Il quadro economico non roseo, il rischio concreto di essere esclusa dagli scambi di beni tecnologicamente vitali, l’ampio fronte anti-cinese costituitosi nell’Asia-Pacifico, il timore di perdere vitali investimenti privati statunitensi, l’obiettivo di dividere gli Usa e i loro alleati, la consapevolezza della propria indispensabilità rispetto ad alcuni dossier fondamentali per la governance globale, cambiamento climatico su tutti: tante sono le matrici di questa svolta moderata della politica estera cinese, visibile anche nel basso profilo assunto da Pechino rispetto alla crisi ucraina.
Anche per questo il caso del pallone-spia è così difficile da leggere e spiegare. Quel che è certo, invece, è che l’amministrazione Biden non vuole e, soprattutto, non può fare sconti. Lo evidenzia bene la reazione a questo episodio. La cui valenza, si diceva, sembra essere primariamente simbolica. Con tutti gli strumenti hi-tech di cui le grandi potenze dispongono nella loro quotidiana azione d’intelligence, a partire dai satelliti, è davvero difficile che il dirigibile possa costituire una minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti, carpendo secreti altrimenti inaccessibili. Nel contesto corrente, però, non si tratta di qualcosa che può essere minimizzato da parte di chi guida gli Usa, pena il rischio di pagare un pesante dazio politico. Ecco perché è stato immediatamente cancellato il viaggio del Segretario di Stato Antony Blinken in Cina. Viaggio importante e programmato da tempo, questo. Che doveva servire, appunto, a dare ulteriore spinta alla timida distensione in atto. Ma che non poteva sopravvivere a questa piccola, grande crisi. Con i repubblicani (e molti democratici) che tuonano contro la spregiudicata provocazione, un’opinione pubblica mai così critica nei confronti del regime cinese e la Camera dei Rappresentanti che istituisce una nuova Commissione congressuale sulla “Competizione strategica tra gli Stati Uniti e il Partito Comunista Cinese” – il cui nome evoca deliberatamente gli schemi ideologici della Guerra Fredda – non vi erano insomma margini di manovra per Biden. Sotto traccia le due diplomazie staranno certamente dialogando per cercare di risolvere l’incidente. Che ci mostra, però, quanto fragile sia oggi la relazione sino-statunitense e costante quindi il rischio che essa vada fuori controllo.
Il Giornale di Brescia, 5.2.2023